presenta
Una Windom per gli 80, 40, 20 e 15 mt.
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di IZ1TQI Aldo "de Roderigo" - RCT #030
Tratterò, questa volta, dell'antenna a presa calcolata, conosciuta anche come Windom-Hertz: una vecchia antenna filare a 1/2 λ (ma anche ad onda intera λ) la cui lunghezza fisica era tra il 94 ed il 96% di λ .
In origine, veniva alimentata con una discesa in filo unipolare, collegata in un punto la cui distanza da un estremo era del 36% della sua lunghezza totale; la chiusura del circuito R.F avveniva attraverso il ritorno di terra.
Tale punto, considerando il ritorno di terra, era tale da conferire all'antenna un'impedenza di circa 600 Ohm. Con l'avvento della piattina da 300 Ohm prima e dei cavi coassiali dopo, il sistema monofilare di alimentazione è caduto in disuso.
Chiaramente un'impedenza di quel tenore non può essere adattata al Tx se non per mezzo di un adattatore, che può essere un bal-un o un accordatore: il bal-un con rapporto 4:1, seguito da un tratto di cavo coassiale da 50 Ohm, risolve bene il problema quando l'antenna è monobanda (con presa al 36%), infatti l'antenna diventa asimmetrica e l'impedenza è di 200 Ohm.
Se invece la presa viene posta a circa al 32,3% da un estremo, la piattina da 300 Ohm, abbinata ad un accordatore, risolve ugualmente il problema.
Lo scopo, tuttavia, del presente elaborato è quello di rievocare ed, in un certo senso, di rivalutare il vecchio sistema monofilare di discesa, "in primis" perchè comodo, economico e leggero, "in secundis" perchè vi entra in stazione, si collega direttamente all'accordatore ed assume l'impedenza caratteristica dell'antenna stessa, non avendone, di suo, una precostituita o, al massimo, concorre in solido all'impedenza finale dell'antenna stessa.
Tale discesa può essere dello stesso filo elettrico isolato, 2,5 mmq, con cui è costruita l'antenna e la sua lunghezza non ha grande importanza perchè, qualora incida sull'impedenza finale della Windom, sarà compensata, in ogni caso, dal circuito di adattamento.
Chiaramente tale filo di alimentazione, oltre a presentare qualche perdita (tuttavia contenuta ed accettabile), irradia a sua volta; è sede di tensioni rilevanti (onde deve attraversare i muri della postazione entro una guaina od un cilindro ben isolato) e può determinare ritorni rilevanti di radiofrequenza per potenze notevoli d'esercizio, ma nonostante questo è adattabile.
Sto facendo distinzione tra monobanda e multibanda, non perchè la versione con presa al 36% non sia in grado di trasmettere decentemente anche su altre bande, ma per completezza, precisione di trattazione elementare e consapevolezza di chi legge.
Solo un'antenna a mezz'onda (e multipli interi) con alimentazione ad un estremo è in grado di conservare esattamente la stessa impedenza (qualsiasi possa essere) sia sulla fondamantale ed armoniche dispari, sia sulle armoniche pari; una alimentata al 32,3% soddisfa alla fondamentale e armoniche pari, mentre le armoniche dispari hanno bisogno di alimentazione al centro o su multipli dispari di quarto d'onda; i mal di pancia nascono soprattutto con le armoniche pari perchè, proprio su queste, il destino ha dispensato ai radioamatori l'ingrato castigo di averle assegnate sulle principali gamme.
Sui multipli dispari rispetto alla fondamentale, il problema trova soluzioni diverse, però osservate attentamente le figure 1 e 1a (ai punti a, a1, A e A1) vedrete quali sono i casi in cui quanto detto avviene sui multipli pari (ne sono descritti due per tutti gli altri).
Poi, con l'ausilio di altri strumenti (accordatori o chiudendo gli occhi o senza saperlo), si può far trasmettere anche un pezzo di filo qualsiasi.
Qando la Windom-Hertz, deve funzionare da multibanda pari (cosa facile perchè, di per sè stessa, emette bene le armoniche), la presa deve essere in un punto tale per cui l'ampiezza dell'andamento, sull'antenna stessa, della tensione (e della corrente), in fondamentale e nelle armoniche pari, sia la stessa (vedi ancora figura 1); questo affinchè l'impedenza rimanga costante su tutte le bande.
Nerio Neri, nel suo libro Antenne 2° volume (pag. 65 e seguenti), dà una bella, anche se un po' troppo sintetica e non troppo esplicita spiegazione: è necessario evincerla tra le righe, cui mi sono ispirato e rigorosamente attenuto anche nell'illustrazione.
La conseguenza logica, anche se di minore facilità nell'adattamento pratico, come dirò in seguito, è che, volendo un'antenna (ripeto) che presenti una stessa impedenza non solo in fondamentale, ma anche in armoniche pari, è più proficuo attenersi alla presa calcolata al 32,3%, con bal-un 6:1 e discesa in coassiale da 50 Ohm, oppure piattina da 300 Ohm, bal-un 6:1 o accordatore.
Diversamente, si può optare per un'antenna con discesa monofilare, come intendo descrivere, con l'adattatore, che permette di risolvere il problema delle armoniche dispari e di cui parlerò in seguito.
In figura 1 (con presa al 32,3%), si vede appunto l'andamento dell'onda stazionaria (corrente e tensione) sull'antenna nei tre casi dei 40-20-10 metri: 40 metri a mezz'onda, 20 metri onda intera, 10 metri due onde e si può osservare come la condizione suddetta avviene nel punto A che costituisce, rispetto ad un suo estremo, il 32,35% della sua lunghezza totale di 1/2 λ * 0,96.
Chiaramente centimetro più o centimetro meno, poco importa, così come se anzicchè il 32,3% sarà il 32,5%.
Per contro, in figura 1a (in cui ho ruotato di 180° il grafico dei dieci metri per rendere più evidente la coincidenza del punto A), viene descritto lo stesso principio nell'ipotesi che la presa sia effettuata al 36% della lunghezza, così come si usa correntemente (ragioni naturalmente economiche, non solo... dell'industria) nella Windom, versione più adatta come monobanda, che tuttavia non ne esclude l'uso anche in armonica; ciò soltanto perchè comporta un più facile adattamento con bal-un 4:1 e cavo coassiale da 50 Ohm, anzicchè piattina da 300 Ohm, che richiederebbe un bal-un 6:1prima dell'apparato o, in alternativa, un ulteriore adattatore d'impedenza (accordatore).
Richiamo ancora la vostra attenzione sugli estremi dell'antenna, laddove i valori in tensione e corrente risultano ancora gli stessi per la fondamentale e tutte le armoniche (dispari o pari), come avviene appunto nella end fed Hertz.
Allora, calcolata la lunghezza dell'antenna (1/2 λ) con la formuletta:
L = 300 : f x 0,96 ossia: L = (150 : f) x 0,96,
2
nel caso dei 7,1 MHz, sarà L = 20,28; tale relazione vale in generale, qualsiasi sia la gamma in cui deve funzionare in fondamentale; mentre la presa verrà effettuata a 0,3235 x L, ossia a 6,56 metri dall'estremo più vicino alla postazione.
Se la presa fosse al 36%, come (ripeto) correntemente si usa, allora in fondamentale e sulle armoniche pari si avrebbe un disadattamento di impedenza che con l'accordatore sì nasconde, ma tuttavia non elimina a seguito del cavo coassiale interposto; si avrebbe poi un conseguente scadente compromesso con le armoniche dispari, che l'accordatore nasconde tuttavia, ma non elimina (vedi figura 1b), per cui alla fine tutto in ordine e niente a posto.
Ma non staremo a costruire due antenne: una per la fondamentale e armoniche pari ed una per le dispari.
Chiaramente centimetro più o centimetro meno, poco importa, così come se anzicchè il 32,3% sarà il 32,5%.
Per contro, in figura 1a (in cui ho ruotato di 180° il grafico dei dieci metri per rendere più evidente la coincidenza del punto A), viene descritto lo stesso principio nell'ipotesi che la presa sia effettuata al 36% della lunghezza, così come si usa correntemente (ragioni naturalmente economiche, non solo... dell'industria) nella Windom, versione più adatta come monobanda, che tuttavia non ne esclude l'uso anche in armonica; ciò soltanto perchè comporta un più facile adattamento con bal-un 4:1 e cavo coassiale da 50 Ohm, anzicchè piattina da 300 Ohm, che richiederebbe un bal-un 6:1prima dell'apparato o, in alternativa, un ulteriore adattatore d'impedenza (accordatore).
Richiamo ancora la vostra attenzione sugli estremi dell'antenna, laddove i valori in tensione e corrente risultano ancora gli stessi per la fondamentale e tutte le armoniche (dispari o pari), come avviene appunto nella end fed Hertz.
Allora, calcolata la lunghezza dell'antenna (1/2 λ) con la formuletta:
L = 300 : f x 0,96 ossia: L = (150 : f) x 0,96,
2
nel caso dei 7,1 MHz, sarà L = 20,28; tale relazione vale in generale, qualsiasi sia la gamma in cui deve funzionare in fondamentale; mentre la presa verrà effettuata a 0,3235 x L, ossia a 6,56 metri dall'estremo più vicino alla postazione.
Se la presa fosse al 36%, come (ripeto) correntemente si usa, allora in fondamentale e sulle armoniche pari si avrebbe un disadattamento di impedenza che con l'accordatore sì nasconde, ma tuttavia non elimina a seguito del cavo coassiale interposto; si avrebbe poi un conseguente scadente compromesso con le armoniche dispari, che l'accordatore nasconde tuttavia, ma non elimina (vedi figura 1b), per cui alla fine tutto in ordine e niente a posto.
Ma non staremo a costruire due antenne: una per la fondamentale e armoniche pari ed una per le dispari.
Il Neri, inoltre, dichiara un rapporto di onde stazionarie sostanzialmente migliore di 2:1, ma con componente reattiva quasi nulla ed io vi dico che il ROS ha valore non determinate sull'efficienza delle antenne: potreste averne una il cui valore di ROS sia 1:1, con una componente reattiva alta, meno efficiente di un'altra con ROS 2:1, ma con componente reattiva di valore zero, in cui non c'è rotazione di fase (cos φ) dovuta al fenomeno capacitivo o induttivo e non cè potenza apparente che va solo in consumo senza costrutto (ricordo a me stesso i concetti di potenza apparente e reale il cui rapporto è appunto cos φ).
Io non posso nè confermare nè smentire la dichiarazione del Neri circa il ROS, che ritengo comunque veritiera, perchè la discesa mi entra in stazione e si collega senza intermediari (bal-un, cavi coassiali etc...) all'adattatore, pertanto la trasformazione d'impedenza, qualunque sia, è diretta e mi comporta da 1,0:1 (in fondamentale) a 1,2:1 sulle altre bande, curando il singolo accordo, di volta in volta, su di ogni frequenza adoperata.
Ricordo a me stesso che un ROS 2:1 determina una perdita del 10%, 1,5:1 invece del 4%, tuttavia una componente reattiva alta fa ben di peggio.
Non sto a mostrarvi come si calcoli la perdita in percentuale a seconda del ROS, perchè da più fonti mi è stato detto che sono troppo cervellotico e allora ve l'ammannisco come in un dogma.
I pìù curiosi troveranno questa spiegazione in altro elaborato del sottoscritto, andando a ritroso nelle sue pubblicazioni.
Ho esagerato, prima, con i decimali, in realtà è sufficiente attenersi al 32,3%, senza badare al centimetro, inoltre in figura 1 vengono date percentuali diverse, perchè vengono riferite a solo mezza lunghezza totale, ossia a 1/2 L.
Così facendo, continuo a ripetere, l'impedenza dell'antenna sulle tre bande (40-20-10 metri) resta in buona approssimazione la stessa e l'antenna rende in modo soddisfacente con basse perdite quando è installata su terreni che siano buoni conduttori, mentre presenta perdite rilevanti su terreni rocciosi o su costruzioni in muratura.
Qualora foste costretti ad adattamenti di lunghezza, dovrete accorciare od allungare l'estremo corto del 32,3% e l'estremo lungo del 67,7% rispetto all'entità dell'accorciamento deciso; esempio per 10 cm, con arrotondamento: ± 3,5 sul lato corto e ± 6,5 sul lato lungo, in questa maniera resterà inalterata la posizione relativa della presa calcolata.
Per ragioni di comodità, invece, si usa intervenire sulla lunghezza del cavo di discesa..., ma non è elegante, è solo un palliativo, resta comunque alta la possibilità di TVI: utile a tal proposito l'introduzione di "coches".
A questo punto resta da costruire l'accordatore o trasformatore R.F. sintonizzato o adattatore, che altro non è che simile a quello per la End Fed Hertz di un precedente elaborato, vedi figura 2.
Io non posso nè confermare nè smentire la dichiarazione del Neri circa il ROS, che ritengo comunque veritiera, perchè la discesa mi entra in stazione e si collega senza intermediari (bal-un, cavi coassiali etc...) all'adattatore, pertanto la trasformazione d'impedenza, qualunque sia, è diretta e mi comporta da 1,0:1 (in fondamentale) a 1,2:1 sulle altre bande, curando il singolo accordo, di volta in volta, su di ogni frequenza adoperata.
Ricordo a me stesso che un ROS 2:1 determina una perdita del 10%, 1,5:1 invece del 4%, tuttavia una componente reattiva alta fa ben di peggio.
Non sto a mostrarvi come si calcoli la perdita in percentuale a seconda del ROS, perchè da più fonti mi è stato detto che sono troppo cervellotico e allora ve l'ammannisco come in un dogma.
I pìù curiosi troveranno questa spiegazione in altro elaborato del sottoscritto, andando a ritroso nelle sue pubblicazioni.
Ho esagerato, prima, con i decimali, in realtà è sufficiente attenersi al 32,3%, senza badare al centimetro, inoltre in figura 1 vengono date percentuali diverse, perchè vengono riferite a solo mezza lunghezza totale, ossia a 1/2 L.
Così facendo, continuo a ripetere, l'impedenza dell'antenna sulle tre bande (40-20-10 metri) resta in buona approssimazione la stessa e l'antenna rende in modo soddisfacente con basse perdite quando è installata su terreni che siano buoni conduttori, mentre presenta perdite rilevanti su terreni rocciosi o su costruzioni in muratura.
Qualora foste costretti ad adattamenti di lunghezza, dovrete accorciare od allungare l'estremo corto del 32,3% e l'estremo lungo del 67,7% rispetto all'entità dell'accorciamento deciso; esempio per 10 cm, con arrotondamento: ± 3,5 sul lato corto e ± 6,5 sul lato lungo, in questa maniera resterà inalterata la posizione relativa della presa calcolata.
Per ragioni di comodità, invece, si usa intervenire sulla lunghezza del cavo di discesa..., ma non è elegante, è solo un palliativo, resta comunque alta la possibilità di TVI: utile a tal proposito l'introduzione di "coches".
A questo punto resta da costruire l'accordatore o trasformatore R.F. sintonizzato o adattatore, che altro non è che simile a quello per la End Fed Hertz di un precedente elaborato, vedi figura 2.
Su toroide T300-2, o meglio su T400-2 per potenze superiori ai 300 W, avvolgete (L2) una trentina di spire spaziate in filo di rame smaltato da 1,2-1,5 mm di diametro, venticinque comunque sono già sufficienti; passate sulle prime 10 spire un giro di nastro isolante per bloccarle bene; sovrapponete una sottile lamina di rame che faccia da schermo elettrostatico, ma badate che il giro non sia completo (che non formi una spira chiusa, ma rimanga interrotta per qualche millimetro) e saldate su di un margine un tratto di filo elettrico non troppo grosso (3-4/10 di mm.); avvolgete ancora uno strato isolante in cartoncino (io ho usato una striscia, consumata, di carta vetro a grana molto fine che presenta un buon supporto); infine avvolgete, in quel punto, (L1) 6 spire in filo di rame smaltato da 2-2,4 mm di diametro.
Badate che la distribuzione più o meno estesa degli avvolgimenti sul toroide determina induttanze diverse e conseguenti prese diverse quando opererete la messa a punto.
Una digressione circa la sottile lamina di schermo interposta tra i due avvolgimenti: si tratta di un esperimento, nel mio caso ha migliorato complessivamente il funzionamento del trasformatore R,F., qualora vi desse dei problemi dovrete eliminarla o non dovrete collegarla al polo freddo; io l'ho usata perchè la capacità del breve tratto di cavo coassiale di collegamento del mio MFJ269 si accoppiava con L1 formando un circuito LC risonante attorno ai 26-27 MHz (armoniche comprese) e provocava sullo strumento stesso delle false letture. .
L'avvolgimento primario, L1, da 6 spire può avere, o meno, lo stesso senso di rotazione del secondario, successivamente, in sede di taratura, stabilirete in che senso collegare ad esso il cavo coassiale, infatti c'è qualche differenza a seconda che la calza ed il cavo coassiale interno siano collegati all'uno o all'altro estremo di L1; normalmente se il senso di L1 e L2 è diverso, la calza sarà rivolta verso l'inizio degli avvolgimenti, ossia verso il lato freddo..
Lo schermo tra i due avvolgimenti (se lo adotterete) andrà collegato al polo freddo di L2, là dove andrà collegato anche il contrappeso, mentre gli avvolgimenti stessi saranno indipendenti e isolati tra di loro.
Una nota importante riguarda il fatto che l'accordo corretto può essere ottenuto anche in assenza totale di contrappeso, ma è utile usarlo perche, con esso, correggerete qualche scompenso in lunghezza dell'antenna.
Come chiusura del circuito R.F. si potrà usare un contrappeso di 2-3 metri di cavo isolato, da 4-6 mmq di sezione, posato sul pavimento; la lunghezza più adatta sarà da stabilire in sede di taratura per il miglior funzionamento.
Personalmente ho provato a collegare la presa di terra (10 mmq di sezione di filo), senza esito positivo; presumo sia dovuto all'eccessiva lunghezza del cavo, mentre non escludo un buon esito per collegamenti non troppo lunghi a ringhiere o altro di simile.
Badate che la distribuzione più o meno estesa degli avvolgimenti sul toroide determina induttanze diverse e conseguenti prese diverse quando opererete la messa a punto.
Una digressione circa la sottile lamina di schermo interposta tra i due avvolgimenti: si tratta di un esperimento, nel mio caso ha migliorato complessivamente il funzionamento del trasformatore R,F., qualora vi desse dei problemi dovrete eliminarla o non dovrete collegarla al polo freddo; io l'ho usata perchè la capacità del breve tratto di cavo coassiale di collegamento del mio MFJ269 si accoppiava con L1 formando un circuito LC risonante attorno ai 26-27 MHz (armoniche comprese) e provocava sullo strumento stesso delle false letture. .
L'avvolgimento primario, L1, da 6 spire può avere, o meno, lo stesso senso di rotazione del secondario, successivamente, in sede di taratura, stabilirete in che senso collegare ad esso il cavo coassiale, infatti c'è qualche differenza a seconda che la calza ed il cavo coassiale interno siano collegati all'uno o all'altro estremo di L1; normalmente se il senso di L1 e L2 è diverso, la calza sarà rivolta verso l'inizio degli avvolgimenti, ossia verso il lato freddo..
Lo schermo tra i due avvolgimenti (se lo adotterete) andrà collegato al polo freddo di L2, là dove andrà collegato anche il contrappeso, mentre gli avvolgimenti stessi saranno indipendenti e isolati tra di loro.
Una nota importante riguarda il fatto che l'accordo corretto può essere ottenuto anche in assenza totale di contrappeso, ma è utile usarlo perche, con esso, correggerete qualche scompenso in lunghezza dell'antenna.
Come chiusura del circuito R.F. si potrà usare un contrappeso di 2-3 metri di cavo isolato, da 4-6 mmq di sezione, posato sul pavimento; la lunghezza più adatta sarà da stabilire in sede di taratura per il miglior funzionamento.
Personalmente ho provato a collegare la presa di terra (10 mmq di sezione di filo), senza esito positivo; presumo sia dovuto all'eccessiva lunghezza del cavo, mentre non escludo un buon esito per collegamenti non troppo lunghi a ringhiere o altro di simile.
Premesso di non essere riuscito ad accordare i 28 MHz con questo sistema di adattamento, tuttavia lavorando sulle prese del secondario ho ottenuto, antro un ROS di 1,3:1 misurato con MFJ269, l'accordo sugli 80-40-20-15 metri; tenete conto che gli 80 metri vengono ottenuti in un solo quarto d'onda e per di più orizzontale, o quasi.
Il condensatore variabile potrà essere da 50 pF o anche 70 pF, purchè sia molto bassa la sua capacità residua (6-8 pF), con lamine a spaziatura media, infatti la tensione di picco che si svilupperà ai capi di CV1 per 200 W di potenza, ammesso di trovarci, per esagerare, sulla 25° spira, sarà:
Vp = √ (200 x 868 x 2) = 589
In parallelo, in modo da poter essere inserito od escluso, verrà posto un ulteriore variabile da 100-150 pF, utile soprattutto per gli 80 metri.
In sede di messa a punto, dovrete ricercare, con pazienza, spira per spira quelle più idonee per cui, agendo su CV1, sintonizzerete, ad ogni spostamento, tutta la larghezza di banda sia in 80, sia in 40, sia in 20, sia in 15 metri, le spire potranno anche essere diverse per ciascuna gamma, perchè diversa è la capacità e l'induttanza necessarie per accordarle pur sulla stessa impedenza di radiazione.
Di norma diminuendo le spire si accordano frequenze più alte e viceversa; aumentando la lunghezza del contrappeso è necessaria minore capacità di accordo e viceversa.
Il condensatore variabile potrà essere da 50 pF o anche 70 pF, purchè sia molto bassa la sua capacità residua (6-8 pF), con lamine a spaziatura media, infatti la tensione di picco che si svilupperà ai capi di CV1 per 200 W di potenza, ammesso di trovarci, per esagerare, sulla 25° spira, sarà:
Vp = √ (200 x 868 x 2) = 589
In parallelo, in modo da poter essere inserito od escluso, verrà posto un ulteriore variabile da 100-150 pF, utile soprattutto per gli 80 metri.
In sede di messa a punto, dovrete ricercare, con pazienza, spira per spira quelle più idonee per cui, agendo su CV1, sintonizzerete, ad ogni spostamento, tutta la larghezza di banda sia in 80, sia in 40, sia in 20, sia in 15 metri, le spire potranno anche essere diverse per ciascuna gamma, perchè diversa è la capacità e l'induttanza necessarie per accordarle pur sulla stessa impedenza di radiazione.
Di norma diminuendo le spire si accordano frequenze più alte e viceversa; aumentando la lunghezza del contrappeso è necessaria minore capacità di accordo e viceversa.
Nella foto è visibile il toroide T300-2 con i suoi avvolgimenti: la spira del secondario L2
colorata in nero è la dodicesima, le prime otto sono sormontate da L1.
Comunque tra la 10° e la 16° spira dovreste accordare i 21-14-7 MHz, attorno alla 20°-22° dovreste trovare l'accordo per 3,5-3,8 MHz, tuttavia le antenne sono strane e capricciose e potreste anche trovare spire diverse da quelle grosso modo indicate.
Le tre foto illustrano la realizzazione: nella prima è visibile l'antenna in sè, nella seconda l'accordatore; nella terza la parte frontale dell'accordatore, dove si vede, tra l'altro, un deviatore con l'indicazione A e B: è una mia ulteriore introduzione, perchè ho usato un commutatore a quattro posizioni doppio, pertanto tale deviatore mi consente di usare le due sezioni separatamente con un totale di otto posizioni; il contrassegno C indica il compensatore aggiuntivo da 110 pF regolabile con cacciavite.
Come ho detto non riuscirete ad accordare i 28 MHz, non perchè l'antenna non ne sia capace, ma a causa del tipo di accordatore con variabile di bassa capacità e dal momento che l'avvolgimento L1 impedisce l'accesso a L2 al di sotto della nona spira; però non realizzate, per questo, L1 non sovrapposto a L2 poichè ne risentirebbe il funzionamento.
Le prove di messa a punto, nel mio caso, sono state effettuate, come ho già detto, con MFJ 269, che, ottimo strumento dilettantistico, è pignolo e raramente vi dà letture di ROS inferiori a 1,3-1,2:1, mentre l'apparato non si accorgerà di nulla, infatti l'antenna è risonante e pertanto dovreste avere un'impedenza quasi del tutto resistiva, mentre la componente reattiva sarà molto bassa.
La discesa unifilare, dello stesso filo elettrico inguainato (2,5 mmq) con cui è realizzata l'antenna madre, dovrebbe correre, quanto più possibile, perpendicolarmente all'antenna almeno per un tratto che sia 1/6 della lunghezza d'onda degli 80 metri (ma accontentiamoci dei 40 m), affinche' le interferenze con il tratto orizzontale e le perdite siano accettabilmente contenute.
Naturalmente altri tipi di accordatore dovrebbero andare ugualmente bene siano a T ad L o a Pi greco, personalmente preferisco questo per il suo alto fattore (Q) di merito e perchè richiede la manovra di un solo variabile, così come preferisco gli avvolgimenti su toroide, anzicchè in aria o su supporto ceramico, infatti, al di là delle perdite dovute al nucleo, ne beneficia l'accoppiamento fra primario e secondario, in quanto più stretto.
Naturalmente sugli 80 metri fa quel che può, tuttavia in maniera decorosa e soprattutto fattiva per chi ha penuria di spazio: perde oltre 6 dB rispetto alla mia End Fed Hertz dedicata a questa banda, ma un S 9 oppure un S 9 + 6 dB non è drammatico (è pur sempre 1/4 onda), esiste ben di peggio, quello che conta è che comunque irradia correttamente ed accetta tutta "la birra" dall'apparato senza diminuzioni automatiche di potenza.
Nei 40 e nei 20 metri dà prestazioni paragonabili alla end fed Hertz.
Note finali:
a) l'antenna non è perfettamente orizzontale, ma parte da una quota di 6 metri, rispetto al suolo, e sale, con l'altro estremo, a circa 11 metri;
b) chi volesse la discesa in cavo coassiale da 50 Ohm deve interrompere nel punto A l'antenna, ed interporre un bal-un 6:1.
Il collegamento all'apparato è diretto;
c) chi volesse adoperare la piattina da 300 Ohm, può farlo a patto di interporre un accordatore o un bal-un 6:1 con l'apparato.
A me piace assai .... e ho detto tutto..., credo!
Le tre foto illustrano la realizzazione: nella prima è visibile l'antenna in sè, nella seconda l'accordatore; nella terza la parte frontale dell'accordatore, dove si vede, tra l'altro, un deviatore con l'indicazione A e B: è una mia ulteriore introduzione, perchè ho usato un commutatore a quattro posizioni doppio, pertanto tale deviatore mi consente di usare le due sezioni separatamente con un totale di otto posizioni; il contrassegno C indica il compensatore aggiuntivo da 110 pF regolabile con cacciavite.
Come ho detto non riuscirete ad accordare i 28 MHz, non perchè l'antenna non ne sia capace, ma a causa del tipo di accordatore con variabile di bassa capacità e dal momento che l'avvolgimento L1 impedisce l'accesso a L2 al di sotto della nona spira; però non realizzate, per questo, L1 non sovrapposto a L2 poichè ne risentirebbe il funzionamento.
Le prove di messa a punto, nel mio caso, sono state effettuate, come ho già detto, con MFJ 269, che, ottimo strumento dilettantistico, è pignolo e raramente vi dà letture di ROS inferiori a 1,3-1,2:1, mentre l'apparato non si accorgerà di nulla, infatti l'antenna è risonante e pertanto dovreste avere un'impedenza quasi del tutto resistiva, mentre la componente reattiva sarà molto bassa.
La discesa unifilare, dello stesso filo elettrico inguainato (2,5 mmq) con cui è realizzata l'antenna madre, dovrebbe correre, quanto più possibile, perpendicolarmente all'antenna almeno per un tratto che sia 1/6 della lunghezza d'onda degli 80 metri (ma accontentiamoci dei 40 m), affinche' le interferenze con il tratto orizzontale e le perdite siano accettabilmente contenute.
Naturalmente altri tipi di accordatore dovrebbero andare ugualmente bene siano a T ad L o a Pi greco, personalmente preferisco questo per il suo alto fattore (Q) di merito e perchè richiede la manovra di un solo variabile, così come preferisco gli avvolgimenti su toroide, anzicchè in aria o su supporto ceramico, infatti, al di là delle perdite dovute al nucleo, ne beneficia l'accoppiamento fra primario e secondario, in quanto più stretto.
Naturalmente sugli 80 metri fa quel che può, tuttavia in maniera decorosa e soprattutto fattiva per chi ha penuria di spazio: perde oltre 6 dB rispetto alla mia End Fed Hertz dedicata a questa banda, ma un S 9 oppure un S 9 + 6 dB non è drammatico (è pur sempre 1/4 onda), esiste ben di peggio, quello che conta è che comunque irradia correttamente ed accetta tutta "la birra" dall'apparato senza diminuzioni automatiche di potenza.
Nei 40 e nei 20 metri dà prestazioni paragonabili alla end fed Hertz.
Note finali:
a) l'antenna non è perfettamente orizzontale, ma parte da una quota di 6 metri, rispetto al suolo, e sale, con l'altro estremo, a circa 11 metri;
b) chi volesse la discesa in cavo coassiale da 50 Ohm deve interrompere nel punto A l'antenna, ed interporre un bal-un 6:1.
Il collegamento all'apparato è diretto;
c) chi volesse adoperare la piattina da 300 Ohm, può farlo a patto di interporre un accordatore o un bal-un 6:1 con l'apparato.
A me piace assai .... e ho detto tutto..., credo!
"nemo non formosus filius matri": ogni scarrafone è bello a mamma sua.
Post-scriptum 21/04/2012:
La novità che mi ha spinto ad aggiungere queste poche righe è quella di essere riuscito ad ottenere l'accordo di questa Windom anche sui 160 metri.
Naturalmente l'adattatore, che mi ha permesso una tale manovra, è quello che uso per la end.fed Hertz e non quello descritto in questo articolo, in quanto non è in grado di realizzare ciò a seguito del ridotto numero di spire del secondario, mentre ne occorrono almeno 65-70.
Al momento ho effettuate solo due prove, che non ritengo determinanti, in quanto tenute ad alcuni minuti l'una dall'altra.
I risultati, tuttavia, per essere 1/8 d'onda rispetto ai 3645KHz, non sono stati del tutto malvagi.
Mi sono stati dati due rapporti concordanti tra di loro: uno nella vicinanze (comune di NE, QTH di Alberto IZ1NER) ed uno da Bologna, pertanto la perdita rispetto alla end fed Herz (1/4 onda in 160 m) si aggira sui 10 dB, onde si deve, per ora, concludere che, rispetto ad una mezz'onda piena, l'attenuazione potrebbe aggirarsi attorno ai 16-18, forse anche 20 dB; non male per 1/8 d'antenna lunga in totale 20 metri e non attorno ai 77-78 metri.
Quello che non so dire con certezza se sia una "random" o se sia risonante; naturalmente sembrerebbe più "random", in quanto la risonanza è possibile solo su lunghezze pari a mezz'onda e multipli e, considerando anche il ritorno di terra come specchio riflettore, si arriverebbe comunque ad un totale di 1/4 onda.
D'altro canto sembrerebbe risonante, a seguito della bassa componente reattiva segnalata dall'MFJ269.
Ricordo che, per le antenne risonanti, l'impedenza caratteristica, relativa a loro, si comporta come un carico resistivo puro e che la somma algebrica della reattanza induttiva con quella capacitiva ha valore zero; la risonanza avviene solo e solamente su di una sola frequenza, al di fuori di questa, interviene una componente reattiva (capacitiva o induttiva) a seconda che l'antenna tenda ad essere corta o lunga; la larghezza di banda conseguita con rapporto sezione-lunghezza un po' più alto, provoca l'appiattimento del fattore di merito dell'antenna e peggiora l'efficienza.
La novità che mi ha spinto ad aggiungere queste poche righe è quella di essere riuscito ad ottenere l'accordo di questa Windom anche sui 160 metri.
Naturalmente l'adattatore, che mi ha permesso una tale manovra, è quello che uso per la end.fed Hertz e non quello descritto in questo articolo, in quanto non è in grado di realizzare ciò a seguito del ridotto numero di spire del secondario, mentre ne occorrono almeno 65-70.
Al momento ho effettuate solo due prove, che non ritengo determinanti, in quanto tenute ad alcuni minuti l'una dall'altra.
I risultati, tuttavia, per essere 1/8 d'onda rispetto ai 3645KHz, non sono stati del tutto malvagi.
Mi sono stati dati due rapporti concordanti tra di loro: uno nella vicinanze (comune di NE, QTH di Alberto IZ1NER) ed uno da Bologna, pertanto la perdita rispetto alla end fed Herz (1/4 onda in 160 m) si aggira sui 10 dB, onde si deve, per ora, concludere che, rispetto ad una mezz'onda piena, l'attenuazione potrebbe aggirarsi attorno ai 16-18, forse anche 20 dB; non male per 1/8 d'antenna lunga in totale 20 metri e non attorno ai 77-78 metri.
Quello che non so dire con certezza se sia una "random" o se sia risonante; naturalmente sembrerebbe più "random", in quanto la risonanza è possibile solo su lunghezze pari a mezz'onda e multipli e, considerando anche il ritorno di terra come specchio riflettore, si arriverebbe comunque ad un totale di 1/4 onda.
D'altro canto sembrerebbe risonante, a seguito della bassa componente reattiva segnalata dall'MFJ269.
Ricordo che, per le antenne risonanti, l'impedenza caratteristica, relativa a loro, si comporta come un carico resistivo puro e che la somma algebrica della reattanza induttiva con quella capacitiva ha valore zero; la risonanza avviene solo e solamente su di una sola frequenza, al di fuori di questa, interviene una componente reattiva (capacitiva o induttiva) a seconda che l'antenna tenda ad essere corta o lunga; la larghezza di banda conseguita con rapporto sezione-lunghezza un po' più alto, provoca l'appiattimento del fattore di merito dell'antenna e peggiora l'efficienza.