presenta:
Antenna J-pole VHF UHF il calcolo
e la descrizione
a cura di IZ1TQI Aldo rct #030
Mi sono accorto che su internet spesso sono riportate notizie contrastanti riguardo la J-pole ("tot capita tot sententiae" - tante teste, altrettanti giudizi -), pertanto cercherò di portare un po' di chiarezza, con una elementare trattazione descrittiva, che vi permetterà anche di calcolarvela da soli.
Se la trattazione non vi interessa, a fondo pagina, troverete le formulette per il calcolo, le misure pronte, la procedura per la taratura ed altri consigli.
Quanto vi andrò dicendo è verificabile consultando qualche testo serio (Nerio Neri, Giovanni Turco etc..) e verificando il comportamento delle linee di trasmissione.
La J-pole è un'antenna costituita da uno stilo, più lungo, da 3/4λ, rispetto alla lunghezza d'onda di lavoro, affiancato ad un'altro, più corto, da 1/4λ (immagine 1).
Sembra, a prima, vista una cosa assai strana, ma in effetti, dei 3/4λ dello stilo più lungo, la parte effettivamente radiante è di 1/2λ, mentre la parte restante (1/4λ), affiancata allo stilo più corto, costituisce una linea bilanciata di adattamento aperta 1/4λ (non risonante o risonante), alla quale si può collegare direttamente un cavo coassiale da 50-52Ω.
Pertanto, in sè e per sè, la J-pole è un'antenna a mezz'onda, la cui impedenza sarebbe molto elevata (5000-6000Ω), tale da non poter essere collegata ad un cavo coassiale, se non ci fosse appunto la linea di trasmissione bilanciata ad 1/4λ costituita da due conduttori paralleli posti ad una certa distanza interasse "d" uno dall'altro, per una impedenza di 450-600Ω., figura 1.
Se la trattazione non vi interessa, a fondo pagina, troverete le formulette per il calcolo, le misure pronte, la procedura per la taratura ed altri consigli.
Quanto vi andrò dicendo è verificabile consultando qualche testo serio (Nerio Neri, Giovanni Turco etc..) e verificando il comportamento delle linee di trasmissione.
La J-pole è un'antenna costituita da uno stilo, più lungo, da 3/4λ, rispetto alla lunghezza d'onda di lavoro, affiancato ad un'altro, più corto, da 1/4λ (immagine 1).
Sembra, a prima, vista una cosa assai strana, ma in effetti, dei 3/4λ dello stilo più lungo, la parte effettivamente radiante è di 1/2λ, mentre la parte restante (1/4λ), affiancata allo stilo più corto, costituisce una linea bilanciata di adattamento aperta 1/4λ (non risonante o risonante), alla quale si può collegare direttamente un cavo coassiale da 50-52Ω.
Pertanto, in sè e per sè, la J-pole è un'antenna a mezz'onda, la cui impedenza sarebbe molto elevata (5000-6000Ω), tale da non poter essere collegata ad un cavo coassiale, se non ci fosse appunto la linea di trasmissione bilanciata ad 1/4λ costituita da due conduttori paralleli posti ad una certa distanza interasse "d" uno dall'altro, per una impedenza di 450-600Ω., figura 1.
Il campo elettromagnetico attorno alla sezione adattatrice è, nella teoria, nullo, poiché i due conduttori sono percorsi da correnti uguali ed in opposizione di fase.
Nella pratica lo sarebbe se i due conduttori fossero a minima distanza o addirittura coincidenti (cosa non possibile), pertanto la linea è percorsa da una, pur piccola e trascurabile, entità di onde stazionarie.
Verifichiamo le impedenze con la relazione:
Z adattamento = √(Z antenna x Z Tx o cavo coassiale)
ossia;
Z adattamento = √(6000 x 52) = 558 Ω
Il funzionamento della J-pole può essere assimilato ad una Zeppelin (in cui la scaletta è la linea di adattamento a 1/4λ) ed, in analogia con essa, il tratto di stilo ad 1/2λ, può essere anche disposto ad L abbattuta in orizzontale (figura 2, parte bassa).
Per la precisione l'impedenza della linea di adattamento bilanciata aperta 1/4λ è funzione del diametro dei conduttori che la costituiscono e della loro distanza intertrasse.
Nelle linee bifilari 1/4λ e multipli dispari interi,
Z linea 1/4λ = 276 x log (b : a) (a e b nella stessa unità di misura)
in cui "a" (in mm) è il raggio dei conduttori e "b" (in mm) la loro distanza interasse.
Ciò però, in VHF e UHF, comporterebbe, per stili di anche solo di 10 mm di diametro, una distanza interasse di circa 40 cm, qualora la linea di adattamento 1/4λ fosse aperta (figura 2, a sinistra) e con ingresso di 52Ω.
Difatti i sacri testi, quando parlano della J-pole, in linea di massima, calcolano tale linea per un'impedenza d'ingresso non di 50Ω, ma di 200Ω (distanza tra gli stili di circa 4-5 cm) e la adattano al cavo coassiale tramite un bal-un 4:1 a trombone, 1/2λ, oppure la fanno precedere dalle chokes sul cavo di alimentazione (vedi immagine 2 e 3).
In pratica in VHF e UHF, per un diametro degli stili di 6-10 mm (non esagerate perchè non ne avreste gran beneficio sulla larghezza di banda e sfalsereste l'impedenza dell'adattatore), si assume "b" così:
b = 6,8 : f (f = frequenza di lavoro in MHz; b in metri), ma non è misura critica;
tale calcolo vi permette usufruire di una distanza di 4-6 cm.
Ma fate attenzione perchè, in questo caso viene adottata una linea di adattamento risonante a 1/4λ con cortocircuito alla base (figura 2, a destra) e l'alimentazione avviene per mezzo di una presa variabile sugli stili, la cui posizione viene accertata in fase di taratura.
Circa il calcolo di questa benedetta distanza, troverete le più disparate misure, ma, consolatevi, vanno tutte bene poichè l'adattamento finale avviene in fase di taratura, spostando le prese del cavo lungo la linea di adattamento.
Invece gli stili sono calcolati (ed anche qui i coefficienti cambiano e seconda delle teste), per tutte le bande, nella seguente maniera:
fattore correttivo di velocità = 0,945,
lunghezza degli stili = (300 : f) x 0,945 x frazione di λ
L1 = 212 : f L1 stilo 3/4λ in metri, f frequenza in MHz
L2 = 70,7 : f L2 stilo 1/4λ in metri, f in MHz
Nella pratica lo sarebbe se i due conduttori fossero a minima distanza o addirittura coincidenti (cosa non possibile), pertanto la linea è percorsa da una, pur piccola e trascurabile, entità di onde stazionarie.
Verifichiamo le impedenze con la relazione:
Z adattamento = √(Z antenna x Z Tx o cavo coassiale)
ossia;
Z adattamento = √(6000 x 52) = 558 Ω
Il funzionamento della J-pole può essere assimilato ad una Zeppelin (in cui la scaletta è la linea di adattamento a 1/4λ) ed, in analogia con essa, il tratto di stilo ad 1/2λ, può essere anche disposto ad L abbattuta in orizzontale (figura 2, parte bassa).
Per la precisione l'impedenza della linea di adattamento bilanciata aperta 1/4λ è funzione del diametro dei conduttori che la costituiscono e della loro distanza intertrasse.
Nelle linee bifilari 1/4λ e multipli dispari interi,
Z linea 1/4λ = 276 x log (b : a) (a e b nella stessa unità di misura)
in cui "a" (in mm) è il raggio dei conduttori e "b" (in mm) la loro distanza interasse.
Ciò però, in VHF e UHF, comporterebbe, per stili di anche solo di 10 mm di diametro, una distanza interasse di circa 40 cm, qualora la linea di adattamento 1/4λ fosse aperta (figura 2, a sinistra) e con ingresso di 52Ω.
Difatti i sacri testi, quando parlano della J-pole, in linea di massima, calcolano tale linea per un'impedenza d'ingresso non di 50Ω, ma di 200Ω (distanza tra gli stili di circa 4-5 cm) e la adattano al cavo coassiale tramite un bal-un 4:1 a trombone, 1/2λ, oppure la fanno precedere dalle chokes sul cavo di alimentazione (vedi immagine 2 e 3).
In pratica in VHF e UHF, per un diametro degli stili di 6-10 mm (non esagerate perchè non ne avreste gran beneficio sulla larghezza di banda e sfalsereste l'impedenza dell'adattatore), si assume "b" così:
b = 6,8 : f (f = frequenza di lavoro in MHz; b in metri), ma non è misura critica;
tale calcolo vi permette usufruire di una distanza di 4-6 cm.
Ma fate attenzione perchè, in questo caso viene adottata una linea di adattamento risonante a 1/4λ con cortocircuito alla base (figura 2, a destra) e l'alimentazione avviene per mezzo di una presa variabile sugli stili, la cui posizione viene accertata in fase di taratura.
Circa il calcolo di questa benedetta distanza, troverete le più disparate misure, ma, consolatevi, vanno tutte bene poichè l'adattamento finale avviene in fase di taratura, spostando le prese del cavo lungo la linea di adattamento.
Invece gli stili sono calcolati (ed anche qui i coefficienti cambiano e seconda delle teste), per tutte le bande, nella seguente maniera:
fattore correttivo di velocità = 0,945,
lunghezza degli stili = (300 : f) x 0,945 x frazione di λ
L1 = 212 : f L1 stilo 3/4λ in metri, f frequenza in MHz
L2 = 70,7 : f L2 stilo 1/4λ in metri, f in MHz
Già così (com'è disegnato in figura 1), se la linea di adattamento è aperta ed è calcolata con la prima formula, alla base degli stili può essere collegato il cavo coassiale (vedi immagine 1), con il centrale indifferentemente collegato o all'uno o all'altro elemento, viceversa la calza.
Di norma però la calza schermo viene collegata allo stilo 1/4λ ed il filo centrale allo stilo 3/4λ come mostrato dall'immagine 1.
E' legittimo configurare la J-pole con gli stili uniti ad "U" (cortocircuitati) alla base, linea di adattamento risonante 1/4λ chiusa, nel qual caso il cavo coassiale sarà collegato ai punti a1 e a2 (figura 2, a destra).
La distanza "c" tra il punto di collegamento del cavo e la base della "U", in linea di massima, si calcola (anche qui "tot capita tot sententiae") così:
c = 4,6 : f (c in metri f in MHz) ma, in pratica verrà ricercata sperimentalmente
per il minimo ROS.
Di norma però la calza schermo viene collegata allo stilo 1/4λ ed il filo centrale allo stilo 3/4λ come mostrato dall'immagine 1.
E' legittimo configurare la J-pole con gli stili uniti ad "U" (cortocircuitati) alla base, linea di adattamento risonante 1/4λ chiusa, nel qual caso il cavo coassiale sarà collegato ai punti a1 e a2 (figura 2, a destra).
La distanza "c" tra il punto di collegamento del cavo e la base della "U", in linea di massima, si calcola (anche qui "tot capita tot sententiae") così:
c = 4,6 : f (c in metri f in MHz) ma, in pratica verrà ricercata sperimentalmente
per il minimo ROS.
A questo punto è' importante sapere che:
a) la base della "U" è a potenziale di terra, pertanto nulla osta che venga fissata ad un palo metallico di sostegno;
b) non ci sono prescrizioni circa l'altezza da terra, salvo non sia disposta in configurazione ad L coricata, nel qual caso la distanza
deve essere almeno di 1/2λ;
c) non ha bisogno, alla base, di nessun tipo di chokes di simmetrizzazione, assai di moda al giorno d'oggi, perchè, se l'antenna è
realizzata correttamente, la linea di trasmissione 1/4λ chiusa funziona già come un bal-un simmetrizzatore;
d) il guadagno, rispetto al radiatore isotropico, è lo stesso del dipolo a bracci simmetrici a 1/2λ, ma su questo argomento
troverete i più disparati e fantasiosi guadagni.
Badate che guadagno non significa moltiplicazione della potenza del trasmettitore, ma semplicemente una maggiore
concentrazione di potenza in un angolo solido o in un cono più piccolo. Comunque, se ciò fosse, determinerebbe un lobo di
radiazione più stretto e con angolo più alto del dipolo in verticale e sarebbe una iattura, non un beneficio;
e) il lobo di radiazione è quello di un dipolo a bracci simmetrici a 1/2λ disposto in verticale, pertanto la radiazione è
omnidirezionale e non c'è alcuna direttività, come taluno afferma;
f) l'angolo di radiazione è sensibilmente più alto di una gruond-plane:
g) quando finalmente tutti concordano, una volta tanto, sulla non necessità di radiali (cosa vera), però leggete il punto f;
h) l'antenna tuttavia può essere disposta, direttamente su di un piano di lamiera, come piano di terra riportato riflettente, e
diventa così una collineare con 2-3 dB di guadagno sulla ground-plane (confronta: Nerio Neri "Antenne " vol. 2° pag. 176);
i) la larghezza di bada è di circa 3-5 MHz (le opinioni sono però discordi anche sui sacri testi), per diametri maggiori o minori degli
stili.
Come si può osservare, nella versione collineare, lo stilo radiante e la sua immagine, sul piano riportato di terra (lamiera), si trovano esattamente e correttamente in fase, alla distanza di 1/2λ (figura 3).
a) la base della "U" è a potenziale di terra, pertanto nulla osta che venga fissata ad un palo metallico di sostegno;
b) non ci sono prescrizioni circa l'altezza da terra, salvo non sia disposta in configurazione ad L coricata, nel qual caso la distanza
deve essere almeno di 1/2λ;
c) non ha bisogno, alla base, di nessun tipo di chokes di simmetrizzazione, assai di moda al giorno d'oggi, perchè, se l'antenna è
realizzata correttamente, la linea di trasmissione 1/4λ chiusa funziona già come un bal-un simmetrizzatore;
d) il guadagno, rispetto al radiatore isotropico, è lo stesso del dipolo a bracci simmetrici a 1/2λ, ma su questo argomento
troverete i più disparati e fantasiosi guadagni.
Badate che guadagno non significa moltiplicazione della potenza del trasmettitore, ma semplicemente una maggiore
concentrazione di potenza in un angolo solido o in un cono più piccolo. Comunque, se ciò fosse, determinerebbe un lobo di
radiazione più stretto e con angolo più alto del dipolo in verticale e sarebbe una iattura, non un beneficio;
e) il lobo di radiazione è quello di un dipolo a bracci simmetrici a 1/2λ disposto in verticale, pertanto la radiazione è
omnidirezionale e non c'è alcuna direttività, come taluno afferma;
f) l'angolo di radiazione è sensibilmente più alto di una gruond-plane:
g) quando finalmente tutti concordano, una volta tanto, sulla non necessità di radiali (cosa vera), però leggete il punto f;
h) l'antenna tuttavia può essere disposta, direttamente su di un piano di lamiera, come piano di terra riportato riflettente, e
diventa così una collineare con 2-3 dB di guadagno sulla ground-plane (confronta: Nerio Neri "Antenne " vol. 2° pag. 176);
i) la larghezza di bada è di circa 3-5 MHz (le opinioni sono però discordi anche sui sacri testi), per diametri maggiori o minori degli
stili.
Come si può osservare, nella versione collineare, lo stilo radiante e la sua immagine, sul piano riportato di terra (lamiera), si trovano esattamente e correttamente in fase, alla distanza di 1/2λ (figura 3).
nelle foto sottostanti ecco alcuni esempi di J-pole realizzata, da alcuni OM, in tubo idraulico di rame.
Ora partendo dalla versione VHf dei 144 MHz, poiche la 3° armonica cade sui 432 MHZ, è possibile, con un po' di ROS forse, l'uso della stessa J-pole anche in UHF sui 70 cm, come una sola antenna bibanda (VHF 1/2λ e UHF 1,5λ).
Tuttavia, nella versione bibanda, taluni intraprendono la costruzione di una doppia antenna su di un unico supporto, sfruttando uno degli stili come elemento comune. Cosa che a me, personalmente, non piace nè poco, nè punto.
Non piace per la vicinanza, a meno di 1/2λ, dei due stili radianti, di cui uno (VHF), quando non funziona, è a potenziale di terra, e comunque troppo vicino a quello UHF in funzione, cosa che non può che introdurre delle perdite, forse non avvertibili per agganciare i ponti ripetitori distanti solo pochi chilometri.
Non avvertibili perchè se io con 500 mW aggancio ponti UHF che distano da me (in linea ottica, è vero) oltre 50Km, figuriamoci con potenze (pur attenuate dal cavo e da questa antenna) anche di soli 10-15 W, su 25 W che normalmente vengono erogate in UHF!!
Preferisco un duplexer sull'apparato, se è dotato di singola uscita, e due antenne dedicate: una VHF e una UHF.
Pertanto non mi addentro neanche nella trattazione di questa antenna composita, che apparentemente può apparire comoda, ma che a me suscita parecchie perplessità e che non realizzerei neanche per curiosità.
Volendo fare una cosa stramba, piuttosto tenterei, in UHF, una 5/8λ ossia 0,625λ, che viene data, dai testi seri, come quella che all'orizzonte determina, tra tutte le misure, il massimo campo elettrico.
La linea di adattamento rimarrebbe sempre una linea risonante 1/4λ cortocircuitata alla base, con presa variabile sui due conduttori.
Formule di calcolo per J-pole 1/2λ:
Riassumendo: per VHF e UHF e per tutte le altre bande
(fattore correttivo di velocità 0,945)
lunghezza degli stili = (300 : f) x 0,945 x frazione di λ
L1 = 212 : f L1 (3/4λ) stilo più lungo, in metri, f è la frequenza in MHz;
L2 = 70,7 : f L2 (1/4λ) stilo più corto, in metri, f in MHz;
b = 6,8 : f b = distanza interasse (f = frequenza di lavoro in MHz, b in metri) misura comunque non critica;
c = 4,6 : f c = altezza della presa di adattamento (c in metri f in MHz);
d = 6 - 10 mm. d = diametro dei conduttori in mm.
Tuttavia, nella versione bibanda, taluni intraprendono la costruzione di una doppia antenna su di un unico supporto, sfruttando uno degli stili come elemento comune. Cosa che a me, personalmente, non piace nè poco, nè punto.
Non piace per la vicinanza, a meno di 1/2λ, dei due stili radianti, di cui uno (VHF), quando non funziona, è a potenziale di terra, e comunque troppo vicino a quello UHF in funzione, cosa che non può che introdurre delle perdite, forse non avvertibili per agganciare i ponti ripetitori distanti solo pochi chilometri.
Non avvertibili perchè se io con 500 mW aggancio ponti UHF che distano da me (in linea ottica, è vero) oltre 50Km, figuriamoci con potenze (pur attenuate dal cavo e da questa antenna) anche di soli 10-15 W, su 25 W che normalmente vengono erogate in UHF!!
Preferisco un duplexer sull'apparato, se è dotato di singola uscita, e due antenne dedicate: una VHF e una UHF.
Pertanto non mi addentro neanche nella trattazione di questa antenna composita, che apparentemente può apparire comoda, ma che a me suscita parecchie perplessità e che non realizzerei neanche per curiosità.
Volendo fare una cosa stramba, piuttosto tenterei, in UHF, una 5/8λ ossia 0,625λ, che viene data, dai testi seri, come quella che all'orizzonte determina, tra tutte le misure, il massimo campo elettrico.
La linea di adattamento rimarrebbe sempre una linea risonante 1/4λ cortocircuitata alla base, con presa variabile sui due conduttori.
Formule di calcolo per J-pole 1/2λ:
Riassumendo: per VHF e UHF e per tutte le altre bande
(fattore correttivo di velocità 0,945)
lunghezza degli stili = (300 : f) x 0,945 x frazione di λ
L1 = 212 : f L1 (3/4λ) stilo più lungo, in metri, f è la frequenza in MHz;
L2 = 70,7 : f L2 (1/4λ) stilo più corto, in metri, f in MHz;
b = 6,8 : f b = distanza interasse (f = frequenza di lavoro in MHz, b in metri) misura comunque non critica;
c = 4,6 : f c = altezza della presa di adattamento (c in metri f in MHz);
d = 6 - 10 mm. d = diametro dei conduttori in mm.
Qualunque lieve inesattezza verrà corretta durante la taratura.
Taratura:
a) partite dal punto calcolato con "c", lì collegate inizialmente le prese del cavo coassiale e provate con bassa potenza (<= 5 W);
b) se il ROS non sarà soddisfacente, di volta in volta, le sposterete lungo la linea di adattamento, più in alto o più in basso, fino ad
ottenere il ROS migliore.
c) quando avrete trovato il punto migliore, aumentate la potenza, verificate ed eventualmente operate qualche piccolo ritocco;
d) se ancora non sarete all'ottimo, accorciate leggermente gli stili.
Sarebbe bene servirsi di stili con puntale telescopico, da fissare poi definitivamente con una vite parker passante, di acciaio inossidabile.
Misure per 144-146 MHz (145 MHz di centro banda):
L1 stilo più lungo 3/4λ 1,462 m
L2 stilo più corto 1/4λ 0,487 m
b distanza interasse 0,046 m
c punto di collegamento cavo 0.031 m
Misure per 430-440 MHz (435 MHz di centro banda):
L1 stilo più lungo 3/4λ 0,487 m
L2 stilo più corto 1/4λ 0,162 m
b distanza interasse 0,015 m che potrete portare a 0,030 m
c punto di collegamento cavo 0.010 m punto di partenza per taratura
Realizzazione in tubo idraulico di rame.
Chi possiede un amico idraulico o chi possiede un saldatore a fiamma e l'argentana (meglio la saldatura a forte con il castolin), adotti pure il sistema del tubo idraulico di rame, quello rigido crudo (diametro 10-12 mm), come mostrato nelle foto, più in alto.
Sistema rapidissimo, praticissimo ed autoreggente (niente distanziali, dadi, filiere, trapano), anche se non troppo estetico.
A completamento, pulite bene tutta l'opera con paglietta di acciaio fine e passate un leggero strato di vernice a spray trasparente.
Per la saldatura a castolin: pulite bene, con paglietta abrasiva, le parti da unire; mantenete pezzi in verticale (servendovi di una morsa);
a) serrate, quel tanto da non deformarlo, il tubo, con il gomito o i raccordi a T sempre in alto;
b) usate la bacchetta di castolin con il disossidante;
c) scaldate le giunzioni al rosso ciliegia;
d) mettete a contatto il castolin sul punto di saldatura;
e) alzate la fiamma poco al di sopra della giunzione e attendete che l'effetto capillare risucchi la lega.
Non insistete troppo nell'aggiungere altra lega, per non fare gli obbrobri della prima foto, in alto.
Attenzione, durante la saldatura, particolare importante è il parallelismo dei due stili e la complanarità degli elementi.
Vi propongo i pezzi disponibile presso i negozi di idraulica:
Taratura:
a) partite dal punto calcolato con "c", lì collegate inizialmente le prese del cavo coassiale e provate con bassa potenza (<= 5 W);
b) se il ROS non sarà soddisfacente, di volta in volta, le sposterete lungo la linea di adattamento, più in alto o più in basso, fino ad
ottenere il ROS migliore.
c) quando avrete trovato il punto migliore, aumentate la potenza, verificate ed eventualmente operate qualche piccolo ritocco;
d) se ancora non sarete all'ottimo, accorciate leggermente gli stili.
Sarebbe bene servirsi di stili con puntale telescopico, da fissare poi definitivamente con una vite parker passante, di acciaio inossidabile.
Misure per 144-146 MHz (145 MHz di centro banda):
L1 stilo più lungo 3/4λ 1,462 m
L2 stilo più corto 1/4λ 0,487 m
b distanza interasse 0,046 m
c punto di collegamento cavo 0.031 m
Misure per 430-440 MHz (435 MHz di centro banda):
L1 stilo più lungo 3/4λ 0,487 m
L2 stilo più corto 1/4λ 0,162 m
b distanza interasse 0,015 m che potrete portare a 0,030 m
c punto di collegamento cavo 0.010 m punto di partenza per taratura
Realizzazione in tubo idraulico di rame.
Chi possiede un amico idraulico o chi possiede un saldatore a fiamma e l'argentana (meglio la saldatura a forte con il castolin), adotti pure il sistema del tubo idraulico di rame, quello rigido crudo (diametro 10-12 mm), come mostrato nelle foto, più in alto.
Sistema rapidissimo, praticissimo ed autoreggente (niente distanziali, dadi, filiere, trapano), anche se non troppo estetico.
A completamento, pulite bene tutta l'opera con paglietta di acciaio fine e passate un leggero strato di vernice a spray trasparente.
Per la saldatura a castolin: pulite bene, con paglietta abrasiva, le parti da unire; mantenete pezzi in verticale (servendovi di una morsa);
a) serrate, quel tanto da non deformarlo, il tubo, con il gomito o i raccordi a T sempre in alto;
b) usate la bacchetta di castolin con il disossidante;
c) scaldate le giunzioni al rosso ciliegia;
d) mettete a contatto il castolin sul punto di saldatura;
e) alzate la fiamma poco al di sopra della giunzione e attendete che l'effetto capillare risucchi la lega.
Non insistete troppo nell'aggiungere altra lega, per non fare gli obbrobri della prima foto, in alto.
Attenzione, durante la saldatura, particolare importante è il parallelismo dei due stili e la complanarità degli elementi.
Vi propongo i pezzi disponibile presso i negozi di idraulica:
Con il tipo di raccordo di foto 1, l'assemblaggio è ridotto all'osso (tre saldature): è sufficiente cha la distanza fra R1 e R2 sia almeno di 4-6 cm; su R3 deriverete il supporto da ancorare al palo di sostegno.
Dimensioni del tubetto e dei raccordi: 10 a 12 mm. Il tubo di rame è disponibile in canne da 3 m, forse anche da 2m.
Dimensioni del tubetto e dei raccordi: 10 a 12 mm. Il tubo di rame è disponibile in canne da 3 m, forse anche da 2m.
In alternativa (cinque saldature): due curve maschio-femmina, un raccordo a T femmina-femmina-femmina, per replicare il raccordo di foto1.
Diversamente (quattro saldature): curva femmina-femmina e raccordo a T come da foto, separati da un piccolo distanziatore di tubo, per un cablaggio come nelle foto realizzative, poste più sopra.
Non dimenticate le fascette stringi-tubo per la presa del cavo coassiale.
Per concludere: prova sperimentale per un'antenna UHF di 5/8λ, che viene data, dai testi seri, come quella che all'orizzonte determina, tra tutte le misure, il massimo campo elettrico.
Nel caso di una 5/8λ in UHF (fattore di velocità 0,945):
stili = (300 : f) x 0,945 x frazione di λ (7/8)
L1 = 248 : f L1 (5/8λ +1/4λ = 7/8λ) in metri
L2 = 70,7 : f L2 (1/4λ) in metri
b =13,6 : f ma non è misura critica
c va trovato sperimentalmente
a = 6-10 mm diametro degli stili
Misure pratiche di una 5/8λ per UHF (centro b. 435 MHz), da sperimentare:
L1 248 : 435 = 0,570 m
L2 70,7 : 435 = 0,162 m
b 13,6 : 435 = 0,031m misura diciamo minima e non critica.
c decisamente da sperimentare.
Provatela se vi pare; naturalmente, all'atto pratico, è inevitabile qualche ritocco nelle dimensioni.
Non dimenticate le fascette stringi-tubo per la presa del cavo coassiale.
Per concludere: prova sperimentale per un'antenna UHF di 5/8λ, che viene data, dai testi seri, come quella che all'orizzonte determina, tra tutte le misure, il massimo campo elettrico.
Nel caso di una 5/8λ in UHF (fattore di velocità 0,945):
stili = (300 : f) x 0,945 x frazione di λ (7/8)
L1 = 248 : f L1 (5/8λ +1/4λ = 7/8λ) in metri
L2 = 70,7 : f L2 (1/4λ) in metri
b =13,6 : f ma non è misura critica
c va trovato sperimentalmente
a = 6-10 mm diametro degli stili
Misure pratiche di una 5/8λ per UHF (centro b. 435 MHz), da sperimentare:
L1 248 : 435 = 0,570 m
L2 70,7 : 435 = 0,162 m
b 13,6 : 435 = 0,031m misura diciamo minima e non critica.
c decisamente da sperimentare.
Provatela se vi pare; naturalmente, all'atto pratico, è inevitabile qualche ritocco nelle dimensioni.