presenta:
Interruttore di sovraccarico
di rete
di IZ1TQI Aldo RCT#030
Mi raccomando di leggere sempre tutto l'elaborato, al fine di evitare, come spesso accade, che mi inviate e-mail con domande e delucidazioni la cui risposta è già contenuta nel testo stesso.
Ma veniamo a noi.
Premetto che lo schema elettrico è una scopiazzatura, un po' rielaborata, da fonte di cui non ricordo l'origine.
Può accadere, alimentando un'apparecchiatura, di dover tenere sotto controllo la corrente, affinchè non superi un certo valore di sicurezza.
Presto detto: il marchingegno, in predicato, è in grado di interrompere l'alimentazione al carico e di prevenire un'avaria, quando la corrente che fluisce attraverso Rx supera, appunto, proprio quel valore di sicurezza prefissato.
Tale valore viene determinato dalla formuletta
Rx = (0,7V + 0,3V) : I max
I max è la corrente prefissata;
0,7V è differenza di potenziale tra base ed emittore di TR3 affinchè entri in conduzione;
0,3V è la caduta di tensione procurata dal diodo al germanio.
Insomma quando ai capi di Rx risulta una d.d.p. di 1V, a seguito della caduta di 0,2-0,3V dovuta a DG1, sulla base di TR3 giungono appunto 0,6-0,7V.
La Rx deve avere una potenza massima di:
Pw = I x I x Rx
è importante osservare il wattaggio, poichè Rx è costantemente sottoposta a funzionamento, anche se non alla massima corrente prefissata.
Ma veniamo a noi.
Premetto che lo schema elettrico è una scopiazzatura, un po' rielaborata, da fonte di cui non ricordo l'origine.
Può accadere, alimentando un'apparecchiatura, di dover tenere sotto controllo la corrente, affinchè non superi un certo valore di sicurezza.
Presto detto: il marchingegno, in predicato, è in grado di interrompere l'alimentazione al carico e di prevenire un'avaria, quando la corrente che fluisce attraverso Rx supera, appunto, proprio quel valore di sicurezza prefissato.
Tale valore viene determinato dalla formuletta
Rx = (0,7V + 0,3V) : I max
I max è la corrente prefissata;
0,7V è differenza di potenziale tra base ed emittore di TR3 affinchè entri in conduzione;
0,3V è la caduta di tensione procurata dal diodo al germanio.
Insomma quando ai capi di Rx risulta una d.d.p. di 1V, a seguito della caduta di 0,2-0,3V dovuta a DG1, sulla base di TR3 giungono appunto 0,6-0,7V.
La Rx deve avere una potenza massima di:
Pw = I x I x Rx
è importante osservare il wattaggio, poichè Rx è costantemente sottoposta a funzionamento, anche se non alla massima corrente prefissata.
Riporto, per comodità dei più pigri, i corrispondenti valori di Rx per diversi valori di I max.
I max = 1 A: Rx 1 ohm 1W
I max = 2 A: Rx 0,5 ohm 2W
I max = 5 A: Rx 0,2 ohm 5W
I max = 7 A: Rx 0,14 ohm 7W
I max = 10 A: Rx 0,1 ohm 10W
Il Triac deve essere, naturalmente, scelto in funzione della corrente di esercizio; la sua tensione è bene che sia di 600-800V, anche se 400V, 4A sono già sufficienti per carichi resistivi di 800W.
Funzionamento.
In condizioni iniziali, solo TR1 risulta polarizzato per la conduzione, pertanto al gate del Triac giunge una tensione continua che lo mantiene in conduzione.
Se però ai capi di Rx, a seguito di una eccessiva corrente assorbita dal carico, si stabilisce una differenza di potenziale che superi 0,9-1V, questa, attraverso DG1, giunge alla base di TR3 mandandolo in saturazione.
Quando TR3 conduce , sono forzati in conduzione sia TR4, sia TR2.
TR4 mantiene in saturazione TR3, mentre TR2 manda in interdizione TR1.
Ma se TR1 non conduce, non può più giungere polarizzazione al gate del Triac , che quindi cessa di condurre, interrompendo l'alimentazione all'utenza. Tale fatto è segnalato dall'accensione di DL1.
Il riarmo avviene manualmente pigiando P1 (pulsante n.c.)
L'alimentazione è costituita da una tensione di 9V; può essere una comune pila o potete riferivi al circuito di alimentazione di figura 2.
La corrente di esercizio, dipende dall'assorbimento del gate del triac, mentre in fase di interruzione è attorno ai 20-25 mA.
Per alimentare il gate di certi Triac sarà necessario diminuire la resistenza (da 1K) sull'emittore di TR1.
"Mutatis mutandis" (cambiato ciò che deve essere cambiato): ad esempio, sostituendo un SCR al Triac, lo stesso circuito può essere usato come protezione anti cortocircuito in un alimentatore in c.c.
I max = 1 A: Rx 1 ohm 1W
I max = 2 A: Rx 0,5 ohm 2W
I max = 5 A: Rx 0,2 ohm 5W
I max = 7 A: Rx 0,14 ohm 7W
I max = 10 A: Rx 0,1 ohm 10W
Il Triac deve essere, naturalmente, scelto in funzione della corrente di esercizio; la sua tensione è bene che sia di 600-800V, anche se 400V, 4A sono già sufficienti per carichi resistivi di 800W.
Funzionamento.
In condizioni iniziali, solo TR1 risulta polarizzato per la conduzione, pertanto al gate del Triac giunge una tensione continua che lo mantiene in conduzione.
Se però ai capi di Rx, a seguito di una eccessiva corrente assorbita dal carico, si stabilisce una differenza di potenziale che superi 0,9-1V, questa, attraverso DG1, giunge alla base di TR3 mandandolo in saturazione.
Quando TR3 conduce , sono forzati in conduzione sia TR4, sia TR2.
TR4 mantiene in saturazione TR3, mentre TR2 manda in interdizione TR1.
Ma se TR1 non conduce, non può più giungere polarizzazione al gate del Triac , che quindi cessa di condurre, interrompendo l'alimentazione all'utenza. Tale fatto è segnalato dall'accensione di DL1.
Il riarmo avviene manualmente pigiando P1 (pulsante n.c.)
L'alimentazione è costituita da una tensione di 9V; può essere una comune pila o potete riferivi al circuito di alimentazione di figura 2.
La corrente di esercizio, dipende dall'assorbimento del gate del triac, mentre in fase di interruzione è attorno ai 20-25 mA.
Per alimentare il gate di certi Triac sarà necessario diminuire la resistenza (da 1K) sull'emittore di TR1.
"Mutatis mutandis" (cambiato ciò che deve essere cambiato): ad esempio, sostituendo un SCR al Triac, lo stesso circuito può essere usato come protezione anti cortocircuito in un alimentatore in c.c.
L'alimentatore di figura 2 è in grado di erogare 50-60 mA, per una corrente maggiore bisogna portare i condensatori C2-C3 a 2uF (600VL) ed aumentare il wattaggio dello zener; sarà bene prendere in considerazione anche la sostituzione dei transistor dello schema (TR1 soprattutto) con altri di maggior potenza. N.B. Il circuito è sottoposto a collegamento diretto con la tensione di rete, onde non dimenticate ogni scrupolosa prudenza nel manipolarlo, perchè foriero di possibili folgorazioni accidentali. A questo punto: al lume di una candela spenta, estraggo il mio coltello senza lama di cui si è perso anche il manico e per il cinese negro è la fine.. ed anche per questo articolo. |